martedì 9 novembre 2010

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Lentamente si sviluppa, un naso che gocciola, essere umidi, in affanno, come un’influenza, dall’interno s’espande.

Cresce seguendo svariate forme, a gemma, protuberanza che si distacca autonoma, o si stanzia, rafforzando e moltiplicando la colonia, insediandosi; o similmente alle spore di funghi, reazioni che s’innescano una in seguito all’altra, lasciate al vento, all’acqua, agli insetti.

Implosione continua durante un’alba un po’ tiepida.

Non esistono più timpani su cui battere, il sentire è ampliato a qualsiasi oggetto vibrante; il riconoscimento è dato dall’avvicinamento, sono essenziali le distanze captate tra i diversi elementi, il loro attraversarsi, il loro fondersi.

Si può intuire da lontanissimo. La percezione dell’altro viene riconosciuta in base alla sua intensità.
La volontà di non soffermarsi ad un gigante e cieco scoglio deriva dal timore di ricadere nell’uso funzionale dei sensi, riconducendo tutto ad una definizione.














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